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Michele Racconta...
Intervista di Panorama Travel (ottobre 2010)

Polinesia :4 miti da sfatare

- le spiagge polinesiane: Sulle pagine patinate per turisti non si vede altro che lunghe spiagge di sabbia bianca con le palme che tendono verso il mare. Sulle palme niente da eccepire, ma per quanto riguarda le spiagge è tutto un po' ricostruito ad uso e consumo degli hotel. Le spiagge non  sono così larghe e frequenti, l'aspetto è più naturale e selvaggio e la sabbia è mischiata a frammenti di corallo  morto e cespugli o altra vegetazione. Le spiagge degli hotel vengono costantemente rifornite di sabbia bianca che viene estratta dal fondo della laguna. Negli atolli delle Tuamotu, intorno ai "motu", le isolette che separano la laguna interna da quella esterna, si  possono trovare alcune belle spiaggie bianche naturali. Al  contrario, nelle isole potete trovare una vegetazione tropicale straordinaria e prorompente fino quasi a lambire l'acqua del mare e montagne a più di mille metri : tutta un'altra Polinesia!


- una destinazione costosa:  E' la prima cosa che ci si sente dire entrando in agenzia viaggi.

Certo il volo è costoso e in alta stagione si arriva anche a 2000€ ma siamo dall'altra parte del mondo e benché ci si auguri che le compagnie scendano sui costi resta una destinazione lontana. Il soggiorno è costoso perché nell'immaginario turistico c'è l'overwater in laguna che le agenzie propongono, trascurando volutamente gli "hotel famigliari" o piccole pensioni; anzi vengono decisamente sconsigliate perché sporche e inaffidabili. Falso, non vengono proposte solo perché costano dalle 3 alle 6 volte meno e rischiereste per davvero di vivere la Polinesia in compagnia dei polinesiani e di restarne stregati. Quindi, ancora una volta informatevi e se proprio volete togliervi lo sfizio dell'overwater fate 2 giorni, non di più, ci sono tante soluzioni alternative, basta informarsi su internet .

 

- il mito delle vahinè (ragazze polinesiane)

Un po' come per le spiagge, anche in questo caso nelle pagine patinate vengono mostrate ragazze con il seno al vento e lo sguardo ammiccante. Una falsa immagine della donna polinesiana che non è mai esistita, neppure ai tempi di Cook o del Bounty.  Le donne  e le ragazze qui fanno il bagno vestite ed è rarissimo vederne qualcuna in costume da bagno  poiché da una parte sono molto pudiche e dall'altra la religione ha azzerato millenni di spontaneità. La donna polinesiana si sente offesa quando vede questi depliant turistici perché è una immagine non vera, che non le appartiene. Se poi si vuole parlare della sensualità della donna polinesiana... allora è tutto vero! E' sufficiente guardarle quando si muovono e danzano, la loro gestualità  e quel sorriso che parla di cose semplici e genuine. Da metà giugno a metà luglio si svolge l'Heiva, una festa tradizionale polinesiana e in questo periodo potrete ammirare in tutti i villaggi  le danze tipiche polinesiane e la sensualità che trasmettono.

 

-Tahiti, Moorea, Bora, Rangiroa ... Queste sono le isole che hanno hotel a 5 stelle e i mitici "overwater" . E tutto il resto della Polinesia?

La Polinesia è fatta da centinai di isole e atolli, ma a parte quelli disabitati e meno conosciuti, c'è la splendida e piccola  Maupiti che, non a caso, viene chiamata la piccola Bora sia per una certa somiglianza come disposizione che per la sua laguna. Tahaa, l'isola selvaggia o della vaniglia con uno dei giardini di corallo in acque basse tra i più belli del sud pacifico. Raiatea, l'isola più grande dopo Tahiti e il suo "marae" (altare sacro) internazionale di Taputapuatea. Huahine l'autentica, dove sembra che il tempo si sia fermato e si riesce ad assaporare la dolcezza dei mari del sud. Come non inserire l'atollo di Fakarava , patrimonio dell'Unesco, certo, senza hotel con gli overwater ma con oneste pensioni di famiglia ma , d'altra parte, si viene in Polinesia per vivere gli hotel o ciò che questa terra e queste lagune possono offrire ?

 

Polinesia: 4 miti da confermare e scoprire

- l'accoglienza : L'accoglienza è un rito, e questo vale sia per il turista che per il parente o l'amico..... una corona di tiarè ( fiore tipico polinesiano)  ti inebria e ti fa sentire subito bene e a tuo agio quando arrivi in Polinesia. I polinesiani hanno il culto dell'accoglienza e a volte basta un sorriso per dire al turista " maeva " ( benvenuto)

 

-la dolcezza dei mari del sud ........ è un mito che non può morire fino a quando ci saranno i polinesiani , perché questo mito ha più anime ...non c'è solo la bellezza di una laguna con il motù di fondo e la brezza dolce che ti accarezza , c'è il suono dell'ukelele ( piccola chitarra polinesiana).  I bimbi che giocano sul prato di casa. Il profumo del frangipane e del cocco che brucia. La vecchia mamì che ti saluta con il suo "Ia Orana" ( buona giornata) modulando la voce quasi fosse una melodia. Una donna che si pettina i suoi lunghi capelli neri e le prove di percussioni dell'Otea ( danza) in preparazione .

 

-I colori e la luce ....... Siamo in pieno pacifico e guardate su un  atlante geografico, queste isole paiono come granelli di sabbia in un mare sconfinato . La luce è luce, pura e senza filtri di polveri ed inquinamento, come pure i colori brillanti e definiti . Solo guardandoli dal vivo ci si rende conto che delle cartoline a prima vista artefatte con filtri od altro in realtà rappresentano i colori reali della natura . Il verde e l'azzurro sono la somma di infinite sfumature degradanti dolcemente . Questo paradiso per gli occhi ed i sensi è appunto la Polinesia.

 

- Il mito del buon selvaggio.... Oramai di selvaggio è rimasto poco nel carattere dei polinesiani salvo l'essenza del mito, ossia l'attitudine ad essere sereni e disponibili . C'è una frase in polinesiano che racchiude l'essenza di questa attitudine " aita a pea a pea " ossia , non ti preoccupare e non darti troppa pena ( in particolare per il futuro) , tanto poi tutto si risolve ! Questa è la chiave non certo della felicità ma certamente della serenità dello spirito. Difficilmente troverete un polinesiano uggioso e scontroso e, al contrario resterete sorpresi nel vedere questi " marcantoni " di uomini con i loro piccoli tra le braccia passeggiare tranquillamente in strada.

 

 

Minipresentazione di Michele

Nell' "altra vita" ha lavorato nell'editoria e nell'informatica a Milano ma ogni occasione era buona per andare per mare. Un giorno gridò "carpe diem" più forte e si ritrovò a vendere tutto, fare gli ultimi saluti ed imbarcarsi nella più bella avventura della sua vita : andare in giro per il mondo con la sua barca. Nel suo andare di isola in isola è approdato 10 anni fa in Polinesia ed è rimasto stregato da questa gente e dal suo modo di vivere quindi ha deciso di condividerlo e di farlo conoscere a chi è rimasto in Italia o vuole venire in Polinesia in vacanza. Su Google è difficile digitare Polinesia e correlazioni senza incrociarlo e...risponde sempre a tutti !

 
Email su Mahu e Raerae

Q

ualche amica, nel leggere il “Battesimo Polinesiano” è rimasta colpita dalla figura dei Mahu , si è incuriosita e mi ha chiesto di scrivere su questo argomento. E’ certamente lacunoso su più aspetti ma rispondo ad una curiosità e non voglio scrivere un trattato (semmai ne avessi la capacità). Ho dato all’amica un nome polinesiano e magari lo adotta come secondo nome: Tevai (L’acqua pura del ruscello che và verso il mare)

Ciao Tevai, 
Tevai e Tahitoa si incontrano al villaggio e cominciano a parlare tra di loro.
Tevai, come tutte le donne, è curiosa ma ama anche viaggiare e la curiosità formale, fine a se stessa, diventa sostanziale : voglia di conoscere!.
Tahitoa, che ha fatto del viaggio una ragione di vita, ama trasmettere ciò che ha appreso e, con calma risponde a Tevai. Arrivano altri amici al villaggio e vedono Tevai e Tahitoa seduti sui gradini del mercato. La tettoia di foglie di Niau è abbastanza grande e il capannello di amici che si è formato è all’ombra.
I più ascoltano, qualcuno interviene, altri hanno cose più importanti da sbrigare e si allontanano discretamente.
Un uso intelligente del villaggio globale.

Ma veniamo alle  curiosità....

Dal 1767 al 1769, Wallis, Bougainville e Cook gettano l’ancora a Tahiti , 20 anni dopo arrivano i primi missionari protestanti. Si ritrovano davanti ad una società idilliaca. La natura fornisce loro tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere e una organizzazione sociale all’insegna del vivere al meglio il presente.
Nasce “il mito del buon selvaggio”: non solo non c’era ostilità nei confronti dello straniero, ma veniva accolto con danze, fiori e banchetti reali.
Nasce ”il mito della Vahinè dei mari del sud”: nella cultura mah’oi l’ospitalità è sacra e la tradizione vuole che l’ospite dopo le abbondanti libagioni faccia l’amore con la padrona di casa.
Il sesso, così come era concepito in questa cultura, era una occupazione come un’altra, come il mangiare o l’andare a pesca e veniva praticato liberamente. Tutto era messo in opera per favorire l’erotismo e la sessualità. Danze, canzoni e leggende si fondevano con i racconti eroici della grande migrazione e il sesso e l’erotismo era parte integrante della cultura. Il fatto poi di vivere nudi, favoriva e stimolava il desiderio.
Nella cultura occidentale da 2000 anni il sesso era tabù (per inciso questa è l’unica parola occidentale che deriva dal polinesiano “Tapù”) e pertanto si può comprendere, ma non giustificare, lo stupore e la successiva repressione di queste “indecenze” da parte dei missionari. Ma, mi fermo qui, altrimenti il discorso mi porterebbe lontano. Scoprirono poi un altro tipo di “perversione”: i Mahu. I soli uomini effeminati allora conosciuti, integrati nella società, erano gli eunuchi indiani. L’omosessualità scioccava profondamente gli occidentali e “questo atto di bestialità” condannato da Dio era punito come un crimine dalla legge degli uomini, ma per i polinesiani i mahu non erano assimilati agli uomini, così come gli “Herdaches“ degli indiani dell’America del Nord o gli “Zenith” della cultura islamica: rappresentavano il terzo sesso e tenuti in grande considerazione. Quando in famiglia ci si accorgeva che l’adolescente aveva comportamenti effeminati, il mahu riceveva una iniziazione differente, quindi niente prove fisiche, guerre o caccia. Le donne lo iniziavano alla femminilità e i vecchi mahu alla pratica degli uomini. Una volta adulti osservavano le stesse regole delle donne: la vita domestica, la cura dei bambini, le danze e i canti, si facevano tatuare come le donne: alle caviglie e sul fondo schiena, dando ulteriore risalto al loro corpo androgeno. I sacerdoti e i nobili avevano come domestico un mahu. Questa figura era talmente integrata nella famiglia polinesiana che alcune famiglie decidevano, indipendentemente dal sesso del primogenito, di educarlo come mahu e avere così  la certezza di un aiuto nella conduzione del menage quotidiano. Ciò succedeva ancora negli anni ’60! Ancora oggi i mahu, nonostante i missionari e la cultura occidentale imperante, sono integrati e rispettati in tutta la Polinesia. Spesso occupano dei posti importanti nell’organizzazione della vita sociale e a parte qualche “Popa’a” (i bianchi) bigotto nessuno se ne stupisce o fa osservazioni. I gruppi di danza più importanti di Tahiti sono diretti da Mahu, nell’organizzazione di feste importanti c’è sempre qualche mahu, in non pochi uffici anche governativi sono gli impiegati più attenti ed efficienti.
Tra gli amici e le amiche che ho a Raiatea, due sono dei mahu e sono delle persone splendide e per niente complessate nel loro stato sociale. Sono i turisti occidentali che si voltano e commentano ridacchiando che pongono dei problemi. Quando impareremo che la nostra cultura non è il riferimento assoluto delle altre! Ma esistono oggi anche i Raerae che altro non sono che il sottoprodotto occidentalizzato dei Mahu polinesiani.
Negli anni ’60 migliaia di francesi del Centro di sperimentazione del Pacifico (hai presente Mururoa?) sbarcarono a Tahiti. Fino ad allora la prostituzione non esisteva a Tahiti o comunque non intesa come noi la intendiamo. Sì, certo, c’erano stati i marinai di Cook che barattavano sesso contro chiodi, ma era un’altra cosa. Da lì a poco l’equazione sesso contro denaro prese piede anche se in modo ancora discreto.
L’apertura al turismo internazionale e i media hanno fatto il resto. I raerae polinesiani diventano i travestiti  che si prostituiscono nei locali di Papeete. E’ un fenomeno ancora molto raro nelle isole!
Allora resta una questione da chiarire: Mahu è un’ equazione di Raerae?
No,  e comunque molto raramente.
Contrariamente ai Raerae i mahu non rigettano il loro sesso di nascita e non fanno cure ormonali od altro, hanno un riconoscimento sociale e raramente lasciano la loro famiglia per vivere da soli.
Il Raerae sogna di essere una donna e cerca di esprimere delle attitudini  squisitamente femminili, attua un travestimento più marcato e quasi sempre è in conflitto con la famiglia.
Se chiedete ad un mahu come si posiziona dal punto di vista sessuale e sociale vi risponderà quasi sempre la stessa cosa - Io sono un Mahu, nient’altro che questo -  Per lui il transexualismo o il travestimento fanno parte di un altro mondo, quello dei Popa’a. Chiudo con questo commento.
Non è certo la libertà che manca nel mondo d’oggi, mancano gli uomini e le donne libere.
Nanà
Michele (o Tahitoa se preferite)
 
Frammenti di Giornate Polinesiane

S

ono tornato a casa, nella pancia della mia barca, e nonostante fuori piova e tempesta mi sento al sicuro. Mi viene in mente la tradizione polinesiana di regalare collane di conchiglie alla partenza degli amici, ospiti o parenti. Nella mitologia polinesiana il mondo è contenuto e circondato dalla grande conchiglia dell’universo, le isole e le terre sono contenute dalla grande conchiglia del mare, l’uomo nasce dalla conchiglia del ventre materno: regalare una collana di conchiglie è augurare a chi parte di ritornare alla conchiglia. Quale poesia e genuina semplicità nel rappresentare il “da dove veniamo”.
Sono tornato alla conchiglia e ciò mi fa sentire al sicuro.

Domenica scorsa è stata giornata di elezioni, il secondo turno delle comunali. In un anno i polinesiani sono stati chiamati alle urne per ben 8 volte tra le elezioni francesi e quelle locali.
Il primo turno delle comunali ha visto una partecipazione bassa, il 64% di media. I polinesiani sono stanchi di andare a votare. Provate a pensare cosa sarebbe successo da noi all’ottava votazione!
Durante tutta la settimana gli attivisti delle tre correnti principali si son dati un gran da fare per richiamare il senso civico ed invitare tutti al voto. Li riconosci subito, da lontano.
Raramente da soli si muovono in gruppi di 5, 6 persone, vestiti con lo stesso tessuto a fiori, dello stesso colore. I blu sono gli indipendentisti di Oscar Temarù, gli arancioni sono gli adepti de “ Le roi” Gaston Flosse e i rossi sono la nuova formazione autonomista di Gaston Tong Song, sindaco di Bora e che ha ottenuto un risultato strepitoso con il 47% dei voti alle territoriali.

-    ...e’ ia orana Miguel... Ça va ?
E’ Patricia,  la maestra della locale scuola di tamuré che come la maggior parte dei polinesiani non riesce a pronunciare il mio nome in italiano; in spagnolo, francese, americano... ma non italiano.
-    ... Oui... ça va , je bricole sur mon bateau... E toi ? Promenade electoral ?
-    ...E’ ( si in polinesiano)... Il faut allè a voté... tu vien dimanche?
-   ...Oui je vien au village, mais je ne vote pas... je n’ai pas le droit... resident, oui, mais temporaire!!!!
Le sopracciglia di Patricia si inarcano e si contraggono  in segno di dissenso mentre Gill , impiegato alle poste, annuisce con gli occhi: un Si non verbale tipico polinesiano.
Patricia mi tende un volantino annuendo con gli occhi e sorridendo velatamente con la bocca .
-    ... dans tous le cas il faut faire la propagande... je sais que tu est avec nous!!!!!
Annuisco con gli occhi e le do appuntamento a domenica.

E’ domenica di elezioni.
Caroselli pacati di auto con le bandiere al vento circolano in tutto il villaggio ed alcune indugiano all’uscita della chiesa protestante e cattolica: è domenica e non si può mancare alla funzione religiosa. Nei pressi del comune dove sono allestiti i 2 seggi elettorali c’è aria di festa. Le roulotte hanno già allestito i tavoli con le loro tovaglie fiorite... ma attenzione al colore delle tovaglie!!
La roulotte di Reinard ha addirittura allestito uno spiedo di grandi dimensioni con un maiale intero che gira, gira e diventa sempre più bruno mentre dei ciocchi legna scoppiettano allegramente mandando scintille in tutte le direzioni. C’è un profumo di sagra paesana aromatizzato occasionalmente con qualche slogan e tante risate.
La messa, il voto e poi a tavola a festeggiare, non importa se la tovaglia non fa pendant con la camicia : oramai il voto è espresso e, in ogni caso, vista la camicia a fiori blu... qualcuno aveva dei dubbi sul voto espresso?
Colgo anch’io l’occasione per fare colazione... Non riesco a mangiare alle 9 le ali di pollo fritte quindi mi accontento di un poisson cru e dell’eau cocò.
-    ... E’ popaa Michel... c’est bien d’aller a voter!!!!
Osserva la mia camicia a fiori rossi e annuisce alla mia espressione di voto;  annuisco anch’io senza raccontargli che purtroppo non ho votato.
Partecipazione vicina all’85%, alcuni terremoti politici in diversi comuni delle isole della società. Alle 20 si hanno i risultati definitivi e una gran folla è intorno ai seggi. Applausi, fischi, urla di gioia, mugugni... E poi? Tutti a tavola a mangiare insieme e viene fuori anche qualche bottiglia di Hinano, strettamente proibita in giornata di elezioni.
Torno sul mio Guliver, non accendo neppure la luce... c’è un po di luna che rischiara: 2 minuti e sono a letto dopo la mia giornata “elettorale”
Domani tutti al lavoro è lunedì. Speriamo che anche il nuovo sindaco faccia altrettanto!

Un saluto da Raiatea
 
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