Skip to content
Sei in: Home La Polinesia Società Polinesiana Il Matrimonio Polinesiano Antico
Il Matrimonio Polinesiano Antico PDF Stampa
Anche in Polinesia, come in molte antiche culture, la proposta di matrimonio veniva fatta per il tramite dei genitori. Quando questi accettavano, la lieta novella veniva annunciata al resto della comunità  conficcando  nel terreno vicino la casa, una pianta di “Ti” in modo da rendere la promessa sacra. Il Ti è la pianta sacra dei polinesiani. La vedrete piantata dappertutto ed in particolare sul perimetro del giardino del farè (casa tradizionale polinesiana fatta con materiali naturali). Le famiglie degli sposi si preparavano alle nozze con molto anticipo. Si iniziavano a coltivare tutti  i legumi conosciuti, maiali e polli venivano messi all’ingrasso e tenuti vicini alla casa e le donne iniziavano a fabbricare stoffe e ornamenti di piume. La vigilia del matrimonio, gli amici e i parenti si radunavano a casa dei rispettivi fidanzati e i membri della setta “Arioi” arrivavano per dare inizio alle musiche, danze e canti. Il compito degli Arioi era quello di andare di villaggio in villaggio a fare la festa nelle ricorrenze, cerimonie etc. Le donne non potevano avere figli altrimenti dovevano allontanarsi dagli Arioi. La festa non aveva limiti di orario. La mattina dopo i rappresentanti della casa del fidanzato andavano a casa della fidanzata e la scortavano fino alla sua nuova casa per le cerimonie preliminari, lì si incontravano anche i parenti della fidanzata. Ognuno portava con se il suo O (regalo per le nozze o dono di benvenuto). Gli O erano divisi in due: quelli che venivano dalla parte del padre e quelli della madre. Il corteo si imbarcava sulle piroghe per raggiungere la casa se questa era distante, e le piroghe usate per questa occasione dovevano essere nuove. Una volta arrivati venivano scambiati gli O rispettando i gradi di parentela: i papà, le mamme e così via. All’interno della casa veniva steso un tappeto di fibre intrecciate e il padre e la madre del fidanzato stendevano su questo due tessuti bianchi di “tapa” (la tapa è un tessuto vegetale ricavato dalla battitura e essiccatura della corteccia di un albero, generalmente una specie di gelso per il bianco) e su queste si sedevano i fidanzati. Alla fine di questa cerimonia, le madri e le zie dei fidanzati iniziavano a punzecchiarsi la testa e il viso con un dente di squalo per farne uscire del sangue, ciò a significare l’amore e l’unione nel sangue per le due famiglie. Poi gli Arioi iniziavano la festa. L’indomani mattina i fidanzati, vestiti di tapa bianca con disegni fatti con la fuliggine e accompagnati da tutti parenti si avviavano al Marae degli antenati (il luogo sacro dove venivano svolte tutte le funzioni importanti) per il rito religioso. Una volta sul Marae il sacerdote chiedeva al fidanzato <Non abbandonerai la tua donna ?> ed egli rispondeva <E’ita> (No) . Lo stesso, sempre in negativo, per la fidanzata. A questo punto il sacerdote diceva <Se è così tutto andrà bene> A questo punto i nuovi sposi si sedevano sulle tapa tenendosi per mano e i parenti iniziavano a punzecchiarsi per fare uscire del sangue e qualche goccia di questo doveva macchiare  un drappo chiamato “vauvau” posato sul Marae e una foglia di “miro” posata su una pietra. Gli sposi a questo punto, ancora seduti, venivano ricoperti con un altro drappo chiamato “tapoi” e consumavano il primo minuto di intimità. Il tapoi veniva poi sollevato e gli sposi si alzavano.
A questo punto il vauvau che aveva ricevuto il sangue dei genitori veniva strappato in due e la parte macchiata interrato nel Marae e l’altra metà donata agli Airoi insieme ai vestiti del matrimonio e poi utilizzati per le pantomime religiose che si sarebbero susseguite. Finita questa prima parte si tornava alla nuova casa e gli sposi venivano abbigliati con vestiti nuovi e i parenti continuavano a scambiarsi doni e a confrontarli. Poi la festa e ancora la festa con libagioni per tutti. La festa durava diversi giorni. Le differenze di rango con il matrimonio venivano annullate per sempre .Gli Airoi erano molto attenti ai doni e quando si accorgevano che una famiglia era stata meno generosa dell’altra, questa veniva presa in giro all’interno delle canzoni.
Veniva poi scelto, di comune accordo tra i genitori, un nome per la nuova coppia e da quel momento, restava il nuovo nome della famiglia. Questa usanza esiste tutt’ora nelle isole.
Se avrete l’occasione di andare a Raiatea sul marae internazionale di Taputapuatea, alla destra del grande marae potrete scorgere il piccolo marae degli sposi e, non dimenticate di donare qualcosa di vostro, anche una piccola conchiglia o il tiarè che portate nei capelli: è di buon auspicio per la vostra unione.